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Provincia Autonoma di Trento - Servizio per il Sostegno Occupazionale e la Valorizzazione Ambientale

 
 
 

La storia del "Servizio parchi e conservazione della natura"

Stagni della Vela

Nel 1972, l'introduzione del secondo Statuto di Autonomia, segnò il passaggio della titolarità delle più importanti competenze dalla Regione Trentino Alto Adige alle due Province di Trento e Bolzano.

La Direzione Generale dei Servizi Forestali venne sciolta e le competenze in materia di foreste demaniali, riserve e parchi naturali del territorio trentino, vennero affidate al nuovo “Ufficio Parchi Naturali e Foreste Demaniali”, che veniva così a completare  la gestione “forestale” della provincia di Trento.

Il neo costituito Ufficio si occupava da un lato di Foreste Demaniali e delle strutture connesse,  in Val di Fiemme, nel Primiero-Vanoi e sul monte Bondone (Trento), dall’altro della fase di studio per la stesura della legge sugli Enti Parco. L’istituto dei Parchi era stato previsto dal Piano Urbanistico Provinciale del 1967, ma la loro istituzione avvenne ben 20 anni dopo nel 1988 con la legge provinciale n. 18 del 6 maggio 1988 “Ordinamento dei Parchi Naturali”.

 Durante questo periodo l’Ufficio Parchi Naturali e Foreste Demaniali fu trasformato in Servizio.

Nel 2002, la competenza sulle foreste demaniali è stata spostata al “Servizio Foreste e fauna” al fine di mantenere al Servizio una competenza specifica e mirata sulla conservazione della natura.

Nel corso degli anni è andata sempre più affermandosi la consapevolezza della necessità di tutelare il territorio, in particolare quegli ambienti come paludi, torbiere, zone umide in generale, che costituiscono un patrimonio bioecologico particolarmente significativo.

Parallelamente, anche la pressione antropica ha subito un'accelerazione che ha minato, spesso irrimediabilmente, la consistenza territoriale e funzionale di queste importanti biocenosi. Troppo spesso infatti queste aree vengono semplicemente considerate come riserve a cui ricorrere per coprire il fabbisogno di territorio per le attività antropiche.

Alla fine degli anni ’90, della nostra precedente ricchezza di aree umide, erano rimasti solo lembi residuali: si era intervenuti pesantemente soprattutto nei fondovalle, dove non rimanevano che pochi piccoli lembi delle originarie zone umide, ma anche in quota, ove la minaccia era costituita dall’espansione edilizia e dalle infrastrutture legate al turismo.

 

Da questa consapevolezza nacque l’esigenza di una tutela a livello provinciale sfociata nella legge provinciale n. 14 del 23 giugno 1986 “Norme per la salvaguardia dei biotopi di rilevante interesse ambientale, culturale e scientifico”, con l’obiettivo di conservare alcune preziose porzioni di territorio meritevoli di una particolare tutela, in quanto rappresentative di ecosistemi di elevato valore e spesso a rischio di scomparsa.Una prima selezione di biotopi meritevoli di tutela vennero individuati 279 biotopi, di cui 68 dichiarati di interesse provinciale.

La tutela dei biotopi  ha comportato una serie di incombenze, che vanno dalla gestione tecnico-amministrativa allo studio scientifico e progettazione degli interventi di ricostruzione ecologica delle aree degradate, all’ educazione ambientale.

In particolare nei primi anni '90, un'apposita Commissione scientifica, composta da esperti in pianificazione ecologica del territorio, ecologia, entomologia, botanica, zoologia, geomorfologia ha condotto, in collaborazione con il Servizio, un'importante campagna di indagine indirizzate all'acquisizione di dati di analisi e di proposta.

Partendo dalla solida base scientifica interdisciplinare acquisita, l’Ufficio Biotopi ha realizzato negli ultimi quindici anni numerosi interventi che hanno portato alla salvaguardia e al ripristino di aree umide di grande importanza per il mantenimento della biodiversità e per il supporto alle specie migratrici.

La strategia messa in atto dall'Amministrazione provinciale con l'istituzione dei biotopi ed i positivi risultati ottenuti con le operazioni di riqualificazione, hanno fatto sì che anche l'Unione Europea potesse intervenire attraverso lo strumento finanziario dei cosiddetti "Fondi LIFE", confermando anche a livello europeo l'importanza di questa rete di "microriserve".

 
Sentiero nel Parco Adamello Brenta

Al di là del loro valore intrinseco - il miglioramento della funzionalità ecologica dei territori curati - a questi impegnativi interventi di restauro ambientale - come anche quelli più modesti per la conservazione attiva del territorio e la valorizzazione didattica ed educativa- si accompagnano messaggi altrettanto importanti: e cioè sono il segnale che il biotopo può costituire occasione di lavoro e di ricaduta economica in loco oltre che di conoscenza e sensibilizzazione ambientale.

Negli anni successivi le competenze del Servizio si ampliarono a seguito dell’applicazione della Direttiva 79/409/CEE “Uccelli” relativa alla conservazione degli uccelli e della Direttiva 92/43/CEE “Habitat”che prevede la conservazione di habitat naturali e di specie vegetali e animali considerati a rischio.

Si è definito quindi un quadro comune per la conservazione degli ambienti naturali, attraverso la creazione di una rete di aree denominata “Rete Natura 2000”.

Nel 1995 la Provincia Autonoma di Trento aderendo al Programma Bioitaly, promosso dal Ministero dell'Ambiente in collaborazione con l'ENEAe alcune società scientifiche nazionali, effettuò una prima, sistematica ricognizione tecnica degli habitat naturali e degli habitat delle specie meritevoli di conservazione ai sensi della Direttiva Habitat e Uccelli, sulla base delle acquisizioni scientifiche disaggregate già disponibili.

Nel 2000, il Ministero dell’Ambiente pubblicò il decreto ministeriale, contenente l'elenco dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciali, individuate ai sensi delle Direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE, il quale comprende tutti i siti Bioitaly, segnalati nel  1995 dal Servizio Parchi e Foreste Demaniali nell'ambito del contratto stipulato tra Ministero e Provincia.

 
 
 
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